lunedì 1 maggio 2017


Ciao Giancarlo. abbiamo appena saputo.
Mi spiace, anche se avevi la tua età.
Quante volte ci saremo parlati, in 37 anni? Forse una decina, non di più credo. Ma non perchè siamo cattivi. Semplicemente, siamo fatti così. 
Ti voglio ricordare come qualche giorno fa, quando mi hai salutato mentre stavo seminando l'erba vicino alla siepe. Mi ha fatto piacere vederti mentre passeggiavi col bastone.

Te ne sei andato in un primo maggio di pioggia e vento gelido che, non fosse per il calendario,potrebbe tranquillamente essere novembre. Uno di quei giorni tediosi che proprio non passano più. 
Ma hai vissuto in un buon momento, hai conosciuto gli anni 60, e poi gli anni 80. Hai fatto un buon lavoro, con un buon stipendio. Sei andato in pensione giovane e ti sei anche divertito lavorando la vigna e facendo il vino. Hai una figlia ed una nipote.Ti sei tolto delle soddisfazioni. 

Sembra ieri che ti complimentavi con me per la laurea. Era la primavera del 2004. Sono passati tredici anni.Ricordo che eri più entusiasta di me.Non è servito a niente, Giancarlo.Vaffanculo tutto. Chissà se io ci andrò mai, in pensione, che non so come arrivare a mercoledì. Sapessi come sto male. 

Ti dedico una foto della mia rosa preferita, magari l'avrai anche scorta, passando di là sulla strada. Non so, mi sembra da egoista chiederti,quando hai tempo, di darmi un occhio ogni tanto. Però te lo chiedo lo stesso, perchè so che, in fondo, anche tu sei un buono.

Ciao Giancarlo. Fa buon viaggio e poi, poi riposa se puoi.

lunedì 9 gennaio 2017

lunedì 2 gennaio 2017

non sono capace, zio


Un inizio anno che poteva essere migliore. Decisamente migliore. Ma me lo aspettavo, sai zio? Quando a quell'età si va all'ospedale perché non ci si sente bene, a casa si torna difficilmente. Tu invece ci sei riuscito. Te ne sei andato come un signore nel tuo letto, con tua figlia e le tue nipoti attorno, ancora lucido. Si è solo spento l’interruttore. Ed è arrivato il silenzio.

Era un po’ che non ci sentivamo. E la colpa è stata esclusivamente mia. Che non sono capace. Di ricucire. Per delle cretinate poi. Ma l’imbarazzo era troppo grande, e non c’è niente da fare, non sono proprio capace. La colpa è stata solo mia.

Tra l’altro se ne sono già andate altre persone care negli ultimi tempi, e questa se non capitava era meglio. Anche se, come ti dicevo prima, me lo aspettavo.

Ho qualche flash. Qualche ricordo ingiallito, come fotografie in bianco e nero sbiadite dal sole.  Mi viene in mente quando già una volta ti avevamo dato per morto, quando ti era capitato l’ennesimo infarto e ti avevano ricoverato d’urgenza. E noi ad avvertire i parenti che ci avevi lasciato. Ti abbiamo allungato la vita di quanto? 25 anni? Ero un ragazzino all’epoca, e se ci penso, scusa zio, mi viene ancora da ridere. Perché poi quando sei tornato in paese quell’estate, tutti quelli che ti incontravano si chiedevano: “Ma non era morto?”

Adesso ho 37 anni, zio. Sapevo che sarebbe finita così. Che da quell’ultima volta non ci saremmo più visti. Non sono cattivo, ma mi viene tutto così dannatamente difficile. Vivere. Non è proprio il mio mestiere.

Anche se forse è tardi, spero tu mi possa perdonare. Non credo al paradiso ma, nel caso dovesse esistere davvero qualcosa del genere, dai un bacio alla zia da parte mia. Ed ogni tanto, butta giù un occhio, ne ho davvero bisogno . 


E' dura zio, è dura 

martedì 1 novembre 2016



And you can't fight the tears that ain't coming Or the moment of truth in your lies When everything feels like the movies Yeah, you bleed just to know you're alive

lunedì 17 ottobre 2016



fine settembre, 2016

i boschi cominciano ad ingiallire da queste parti. Dopo un'estate arida,senza una goccia di pioggia. Sembra di essere tra quelle vallate del Canada o del Colorado, in uno di quei film americani dove c'è sempre una fuga in auto attraverso questo genere di paesaggi. Che poi, per quanta strada si faccia, non si arriva mai da nessuna parte.

Vorrei scappare anch'io, ma sono bloccato qui. Vorrei scappare non tanto dai posti, quanto da me stesso, dalle persone che ho attorno, dalle situazioni di ogni dannato giorno. 

Ma se da un lato c'è la mia incapacità,dall'altro c'è la solita paura che non mi abbandonerà mai. Che mi rende esausto.

L'estate è passata in fretta tutto sommato. Calda ed appiccicosa come al solito. Inconcludente come al solito. Ma non è questo il punto. Verranno altre estati. Ma saranno meglio? Verranno  altri momenti. Ma saranno diversi? Cambierà qualcosa anche per me, nel bene? Troverò da qualche parte, la forza di rialzarmi e provare? Mi sento addosso la stanchezza di cent'anni. Cent'anni di niente

E ci si abbronza, al sole ancora caldo di settembre. Sotto questi cieli tersi d'inizio autunno. Mi torna in mente Pavese,che viveva tra colline malinconiche uguali a queste. "Tu mi piaci più di loro. tu sai che, le cose immortali,le avete a due passi..."
Ma sono io ad essere morto, almeno una vita fa

Quanto ti vorrei qui al mio fianco. A dirmi che andrà tutto bene. A darmi la forza che non ho mai avuto. Invece, solo il nulla. E paura. 




sabato 23 luglio 2016

al di là è aria fresca e silenzio



Ormai si torna a scrivere su questo blog solo quando qualcuno passa a miglior vita. Anche se poi la miglior vita non esiste. Ma è bello crederlo.  Però nel tuo caso, forse si smette di soffrire.  Eri ancora giovane. Sopportavi la malattia col sorriso sulle labbra. Senza mai lamentarti. Di nulla. 

E mi raccontavi di quando eri ragazzo e facevi il manovale a Varzi. E si lavorava sempre. Col sole. Con la pioggia. Sotto la neve. Che freddo quell'inverno, mi dicevi. Ed il primo giorno di agosto in centro al paese dovevi fare a gomitate,mentre l'ultimo non c'era più nessuno. Erano altri tempi. C'era voglia di vivere. 

Poi la laurea presa mentre facevi l'operaio in acciaieria, ed il passaggio all'ufficio personale. Coi viaggi in sud Italia per uniformare le procedure. E quel tuo collega che lui il pesce lo mangiava solo bollente o nulla. Ed avevi appena finito di sistemare l'appartamento che ti eri comprato. 

Non lo so. Andartene così, in quel modo. Cadendo e sbattendo la testa sul pavimento di un ospedale alle due di notte. Probabilmente ti sei svegliato nel sonno confuso. Con la febbre alta. Cosa stavi sognando? Riuscivi a sentire, quando eri in coma? E' vero che si vede tutta quella luce? E' vero che ti passa davanti tutta la tua vita? O forse solo certi momenti. E quali? E perchè proprio quelli? O davvero non c'è nulla. Come spegnere un interruttore. Ed è solo silenzio e buio.

Quanto avresti potuto vivere ancora, senza questo maledetto,assurdo incidente? Ti dirò. Con le cure appropriate, secondo me ancora molto. Non stavi così male. Certo, ci sarebbero stati alti e bassi, ma venti giorni fa, quando con mio padre siete andati alla cantina, stavi bene. Lo saresti stato ancora.

Solo che la vita è assurda. Ed ingiusta. Non è altro che un odioso susseguirsi di coincidenze,piccoli dettagli,momenti,ricordi. E tutto quel pregare, tutto quel prostrarsi di fronte a dio onnipotente nostro salvatore, non è servito a nulla. Ti alzi da un letto per pisciare, per un qualche motivo cadi, sbatti la testa e muori. 

Senza di te ce la caveremo, sì, ma sarà tutto un po' più difficile di quello che già è. Sarà tutto un po' meno allegro. Io ti voglio ricordare come quando ti ho visto venti giorni fa. Quando, se non avessi saputo, neppure avrei immaginato che eri malato.

No, non ho pianto e non riesco a piangere. Sono insensibile,lo sai. Voglio solo credere che tu non ti sia accorto di nulla. Che te ne sia andato mentre, come al solito, sorridevi pensando a chissà che,senza soffrire. 

Ciao Salva. Non so se ci siamo conosciuti abbastanza. Probabilmente non conosco abbastanza neppure mio padre. Ogni tanto,quando hai tempo, dacci un occhio. Fai buon viaggio e poi,poi riposa se puoi.


lunedì 23 maggio 2016

Ciao Giancarlo. Riposa, se puoi


Ciao Giancarlo. Oggi abbiamo saputo. Volevo solo dirti che no,non te lo meritavi. Probabilmente neppure ti ricordi di me. Ma io sì.  Ti  conobbi che ero un bambino, con mio padre, in quella vecchia officina che sembrava dovesse cadere a pezzi da un momento all'altro. Col pavimento sporco d'olio lubrificante. E tu eri sporco come quel pavimento. Sempre piegato su vecchie auto da sistemare. Erano gli ultimi scampoli degli anni 80, Giancarlo, anni da far girare la testa persino ad un bambino introverso e timido come me, che sognava chissà cosa. No, non mi ricordo cosa sognavo, ma sicuramente non questa merda.

E ti ho ritrovato che avevo 36 anni. Qualche mese fa,  nel garage di casa che tentavi di riparare l'auto di mio padre. Facevi fatica a rialzarti ed eri molto invecchiato. Sapevamo che avevi dei problemi, ma non ce lo immaginavamo. Proprio a te, che la vita non ti è sempre venuta facile. Prima una  cartella esattoriale che avrebbe tagliato le gambe a chiunque, poi tuo figlio e quella brutta storia di droga, ed ancora, l'incidente a tua moglie che ora, per fortuna, sta bene.

"Restano solo i ricordi", sentivo che diceva per telefono, a mio padre. Sei stato un uomo forte. Ti sei aiutato sino a quando hai potuto. Ma dimmi se ci vedi,da lassù. Dimmi se davvero è  solo luce e silenzio, o c'è qualcosa ancora. Tu che hai provato sino alla fine, dimmi perchè dev'essere sempre così difficile.Vivere.

Ero poco più che un bambino,Giancarlo, sul finire degli anni '80, e con un'auto arancione come quella di Bo & Luke volevo attraversare l'america.  Oggi ho 36 anni e non so cosa sono. Non so cosa voglio. Tutto mi fa paura. Tutto è sempre così difficile,per me.

Restano solo i ricordi.